di Augusto Balloni
Vorrei partire da una premessa:
nelle indagini criminologiche e psichiatrico-forensi, anche se inutile ribadirlo, occorre comportarsi in modo differente rispetto all’uomo della strada, il quale attraverso il senso comune o anche il cosiddetto buon senso, costruisce la sua realtà mettendo insieme molto criteri conoscitivi che lo portano particolarmente nell’interpretazione della criminalità, a confondere le sue ipotesi e i suoi stereotipi con i fatti reali, perché frequentemente è prigioniero di schemi concettuali e linguistici legati a credenze, ideologie, categorie morali ed anche a preoccupazioni pratiche: trovare differenze tra i cosiddetti criminali e i cosiddetti normali, tra cui l’uomo della strada si colloca.
Infatti, raramente l’uomo della strada, riferendosi al crimine e al criminale, utilizzerà il ritratto che Goethe fece di se stesso, allorché affermò: “Non esiste delitto del quale non mi ritenga capace”. Questa espressione è stata ripresa da un famoso psicoanalista-criminologo quando voleva mettere in evidenza che la ricerca del movente può portare fuori strada e anche alla nascita di situazioni grottesche.
A parte la ricerca del movente, ogni osservatore imparziale può rendersi conto della rozzezza dello pseudo-psicologo criminale, quando si fa strada una pericolosa domanda: “Sono A e B capaci di commettere questo delitto?” Cioè quando si vuole dedurre una prova di colpevolezza dal carattere di una persona. Tentare di rispondere a questa domanda è psicologicamente una ingenuità che fa ripensare alla bambina che domanda alla mamma che sta attivando gli allarmi in casa: “Come è fatto un ladro?”.
Perciò non è conveniente né convincente classificare le condotte criminali attribuendole ad una persona con determinate caratteristiche. Facilmente, soprattutto in passato, si ricorse a tale espediente con l’intento di fornire spiegazioni sul crimine e sul criminale che poi però si rivelarono fittizie, tautologiche e pericolose.
In criminologia occorre considerare che la tensione che domina i rapporti del criminale col mondo esterno, cioè con la società, si collega a un conflitto tra due diverse tendenze: da un lato c’è un tentativo di allontanare dalla propria persona qualsiasi sospetto, di cancellare ogni traccia del delitto e questo potrebbe essere uno dei motivi che spinge il sospetto (innocente o colpevole) a esporsi in modo crescente alle suggestioni dei mass media, nel senso che i mezzi di comunicazione inconsapevolmente possono suggerire al colpevole o al sospettato/innocente diverse modalità di reagire senza che queste modalità possano essere considerate indizi di colpevolezza, dall’altra parte c’è anche un impulso inconscio a gridare il proprio segreto, a confidarlo per liberarsi dall’orribile peso e quest’ultima ipotesi può favorire una disponibilità ad una recita pubblica, anche plateale.
Per certi soggetti non si può escludere che l’esposizione ai mass media e l’utilizzo di altri mezzi di comunicazione (cellulari, Internet, facebook etc.) possono collegarsi ad alcune caratteristiche che configurano i tratti narcisistici della personalità senza incorrere in disturbi psichici veri e propri. Tali soggetti tendono a sovrastimare le proprie capacità apparendo vanagloriosi e presuntuosi e la loro autostima viene aumentata in rapporto al desiderio di essere ammirati e valorizzati: ciò può valere sia per il sospettato-colpevole che per il sospettato-innocente.
Non si può tracciare un profilo di un omicida perché si può sostenere che ogni autore di omicidio ha una storia a sé, infatti questo comportamento criminoso è in rapporto alla personalità ed è in funzione dell’ambiente di vita in un particolare momento. Per venire a sapere cosa realmente sia accaduto e perché è stato commesso un omicidio occorre avvalersi ovviamente di indizi coordinandoli con altri fatti. E’ necessario legare ed avvicinare tra loro i fatti essenziali, separandoli dai fatti accidentali e trarre le conclusioni dalle premesse.
E’ evidente che nei casi che attirano l’attenzione sono stati raccolti indizi e dati e sono state esaminate circostanze per realizzare un triplice scopo:
identificare e localizzare il colpevole e fornire una prova della sua colpevolezza o anche della sua innocenza.